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Oltre le immagini: una guida per la corretta interpretazione delle ecografie B-mode in real-time

L’ecografia è uno strumento diagnostico fondamentale in Medicina Veterinaria e la ginecologia, in ambito buiatrico, è senza dubbio la disciplina che ne ha maggiormente beneficiato negli ultimi decenni. È una tecnica che, per poter essere correttamente utilizzata, presuppone di conoscere le regole chiave di interpretazione dell’immagine ecografica. In questo articolo forniremo una semplice guida per riconoscere ed interpretare l’aspetto delle immagini ecografiche in modo da supportare il processo di apprendimento e iniziare ad acquisire confidenza nei confronti di questa affascinante disciplina. 

L’interazione degli ultrasuoni con le strutture profonde dell’organismo viene rappresentata sullo schermo come un’immagine bidimensionale in scala di grigi, ovvero in bianco e nero, e qualsiasi immagine ecografica deriva dalla combinazione delle seguenti tre immagini elementari:

  • Immagine di parete
  • Immagine di parenchima
  • Immagine di vuoto acustico

L’immagine di parete

L’immagine di parete viene costruita a partire dagli echi che si formano dall’interazione degli ultrasuoni con strutture ampie, lisce e riflettenti, caratterizzate da una differenza sensibile di impedenza acustica tra un versante ed un altro. Quando il fascio ultrasonoro, durante la progressione nell’organismo, incontra questo tipo di strutture, dette anche riflettori, subisce un accelerazione o una decelerazione a causa della differenza di resistenza che le strutture esprimono al passaggio del flusso acustico. La modificazione della velocità degli impulsi ultrasonori determina la formazione di echi per riflessione speculare con una percentuale proporzionale alla differenza di impedenza acustica tra i due versanti. In altre parole, maggiore è la differenza di impedenza acustica, maggiore è la percentuale di fascio ultrasonoro riflesso e quindi maggiore sarà la potenza acustica dell’eco prodotto.

L’immagine di parenchima

L’immagine di parenchima viene costruita dagli echi che si formano dall’interazione degli ultrasuoni con strutture molto piccole, tipicamente con un diametro inferiore alla lunghezza d’onda dell’impulso ultrasonoro. Questo tipo di strutture sono, per esempio, quelle cellulari che costituiscono i vari parenchimi dell’organismo (fegato, tessuto muscolare, corpo luteo ecc.). L’interazione del fascio ultrasonoro con tali strutture determina la formazione di echi per diffusione non speculare o diffusa, una modalità del tutto diversa rispetto alla riflessione speculare. In questo caso, il fascio ultrasonoro interagisce con questo tipo di strutture e viene riflesso frammentandosi in tanti piccoli echi che si diffondono in maniera caotica in tutte le direzioni. Quando questi ritornano alla sonda ecografica danno vita a quelle immagini granulari caratteristiche dei parenchimi.

L’immagine di vuoto acustico

L’immagine di vuoto acustico si forma quando il fascio ultrasonoro non incontra alcuna struttura con cui interagire. Naturalmente non si formeranno echi e la macchina ecografica costruirà una tipologia di immagine caratterizzata da un colore uniformemente nero. 

Le immagini ecografiche derivano sempre dalla combinazione di due o tre immagini elementari. Le strutture anatomiche appaiono delimitate dalle immagini di parete che ne sottolineano i contorni così come le pareti delle cavità. Le strutture parenchimatose saranno caratterizzate da delle immagini con un aspetto granulare, composte da punti di piccole dimensioni con una diversa tonalità di grigio. Infine, il contenuto liquido di alcune strutture come la vescica, i follicoli o l’utero in gravidanza, verrà rappresentato come un’area uniformemente nera. Fanno eccezione alcune situazioni, che possono essere fisiologiche o patologiche, nelle quali c’è la presenza di materiale corpuscolato in sospensione. In questo caso l’immagine di vuoto acustico non appare più uniformemente nera ma con dei punti in sospensione di colore bianco più o meno brillante. 

Nella foto seguente è rappresentata un’immagine ecografica in cui sono presenti tutte e tre le immagini elementari. La linea continua di colore giallo indica l’immagine di parete che delimita il contorno esterno di un corpo luteo cavitario e la parete interna della sua cavità. Il tessuto ghiandolare, indicato dal numero 1 tra le due linee gialle, è un’immagine di parenchima caratterizzata da piccoli punti, con diverse tonalità di grigio, che conferisce la grana fine e caratteristica dei parenchimi. Infine, la cavità del corpo luteo, indicata dal numero 2, è rappresentata con un’immagine di vuoto acustico completamente nera.

Nella foto seguente è rappresentata un’immagine ecografica di un particolare di una morte fetale. La cavità amniotica, che dovrebbe apparire uniformemente nera, è caratterizzata dalla presenza di detriti cellulari che sono rappresentati da punti bianchi in sospensione.

Le strutture anatomiche, siano esse pareti o parenchimi, vengono rappresentate in scala di grigi con una tonalità tendente verso il bianco o verso il nero. Da questo punto di vista le strutture che appaiono sul monitor possono essere indicate con dei termini che ne caratterizzano la luminosità. Ricordiamo infatti che l’ecografia che usiamo in ginecologia buiatrica viene definita B-mode, dove la lettera B indica la parola inglese “Brightness” ovvero “luminosità”. La tipologia di visualizzazione degli echi è quindi in modalità di luminosità. Questo significa che i punti che compongono l’immagine ecografica sono tanto più luminosi (bianchi) quanto maggiore è la percentuale di riflessione e, di conseguenza, la forza con cui l’eco torna alla sonda ecografica. 

Per descrivere l’aspetto di una struttura anatomica sullo schermo si utilizza una terminologia che si riferisce alla capacità di generazione dell’eco (ecogenicità) delle strutture investigate. Quindi si indicano come iperecogene quelle strutture capaci di generare echi molto potenti e che vengono rappresentate di colore bianco brillante. Al contrario, le strutture che non interagiscono con gli impulsi ultrasonori non generano echi per cui verranno rappresentate di colore nero e l’immagine si definisce anecogena. Tra questi due estremi ritroviamo tutte le gradazioni del grigio il cui valore tonale dipende dalla intensità dell’eco prodotto: tendente al nero quando sono più deboli e tendente al bianco quando sono più intensi. I termini iperecogeno, isoecogeno e ipoecogeno si riferiscono anche al confronto tra due strutture. Una struttura si definisce iperecogena quando appare più bianca rispetto alla struttura di confronto. Si definisce isoecogena quando il valore tonale di grigio di entrambe le strutture è simile mentre è ipoecogena una struttura che appare meno bianca (grigio tendente al nero) rispetto a quella di paragone. 

Nella foto seguente è rappresentata l’immagine di un feto dove è possibile riconoscere le coste (ovale giallo) che, in quanto ossa, determinano una riflessione molto potente degli echi e danno vita ad un’immagine bianca brillante detta iperecogena. L’ovale rosso indica i liquidi della gravidanza che non interagendo con gli ultrasuoni non generano eco e restituiscono un’immagine nera detta anecogena. L’ovale di colore azzurro indica un placentoma dove la parte corrispondente alla stella può definirsi ipoecogena (grigio tendente al nero) rispetto alla parte contrassegnata dalla semiluna che appare maggiormente ecogena (grigio tendente al bianco). Le strutture caratterizzate da una tonalità di grigio simile o uguale si definiscono isoecogene.

Vet Marco Spagnolo

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